Treviso: FISM e Diocesi insieme

Il territorio della provincia di Treviso è costellato di scuole dell’infanzia (oltre 200), che per più del 70% sono scuole parrocchiali. Ciò significa che la Chiesa locale si interessa “fisiologicamente” a questa realtà che caratterizza le nostre comunità. Le scuole sono nate infatti (alcune più di 100 anni fa) per una visione lungimirante dei fondatori, spesso parroci con una forte preoccupazione sociale: farsi carico della formazione dei bambini più piccoli e bisognosi, in una situazione in cui a volte povertà e scarsa cultura potevano compromettere la crescita equilibrata dei bambini. Questo ha generato ed alimentato un forte legame tra comunità e scuole ed un tenace senso di appartenenza, vivo ancor oggi, per cui sono veramente “scuole di comunità”.

Col tempo la realtà sociale è cambiata: sono migliorate le condizioni economiche, si è diffusa la scolarizzazione di base ed è mutato di conseguenza il tipo di attenzione della comunità ecclesiale nei confronti della scuola dell’infanzia parrocchiale. Essendo venuta meno l’urgenza sociale di un tempo, è subentrata sempre più forte l’attenzione pastorale: attraverso le scuole è possibile avvicinare famiglie che normalmente sarebbero lontane dalla comunità ecclesiale e instaurare con loro un dialogo e rapporti di collaborazione. È questo il principale motivo per cui le parrocchie, nonostante le difficoltà economico- gestionali, continuano a impegnarsi nel gestire scuole e nidi. Inoltre, di fronte al fenomeno dell’immigrazione, le scuole dell’infanzia di ispirazione cristiana e le Diocesi hanno cercato di dare risposte, a volte in maniera profetica, accogliendo bambini stranieri di diverse culture, anche di diversa religione, riportando all’attenzione la cura educativa per le fasce più bisognose della popolazione e la riflessione sul senso della scuola di ispirazione cristiana nella società odierna, caratterizzata dalla varietà di opzioni culturali ed etico-religiose.

Ciò ha indotto anche la FISM provinciale, con l’allora Presidente Prof. Francis Contessotto, a rileggere e riscrivere il proprio progetto educativo alla luce dei più recenti documenti ministeriali ed ecclesiali. Un lavoro che ha visto nel 2021 un ampio coinvolgimento delle scuole e un forte contributo dei Vescovi delle due Diocesi (Treviso e Vittorio Veneto), che hanno seguito con attenzione lo svolgimento dei lavori e sono stati disponibili ad incontri sull’antropologia cristiana interpretata in chiave educativa. Il nuovo progetto, che ha visto la luce proprio un anno fa, in occasione del 50° della Federazione, è stato ed è un continuo stimolo per la riflessione pedagogica e la programmazione della formazione del personale docente.

Oggi le nostre scuole stanno vivendo inoltre un momento molto difficile, dovuto a più ragioni, delle quali la più rilevante è il notevole aggravio che ricade sia sulle famiglie che sui gestori a causa della perdurante inadeguatezza dei finanziamenti pubblici per la mancata attuazione della legge n. 62 del 2000 sulla parità, nonostante esse svolgano un servizio pubblico essenziale, garantendo l’accoglienza in provincia di Treviso a quasi 13mila bambini (il 70%). Determinante è anche il costante calo delle iscrizioni: se l’Italia ha il tasso di natalità più basso dell’UE (6,8‰), quello del Veneto è – anche se di poco – più basso (6,7‰ secondo il Rapporto statistico Regione “Denatalità in Veneto”, maggio 2022) e le previsioni nei prossimi trent’anni rappresentano uno scenario critico di continua decrescita. Dai dati raccolti sul sito https://demo. istat.it/, rispetto ai 28.076 bambini iscrivibili nell’anno scolastico 2011/12 alla scuola dell’infanzia in provincia di Treviso, nel 2021/22 sono stati 7.626 in meno (il 27% in meno in 10 anni) e nel 2024/25 i nati iscrivibili saranno 2.087 in meno (il 10% in meno in soli tre anni). Il pericolo è che si debba assistere ad una chiusura di scuole “selvaggia” con impoverimento del territorio di un importante apporto educativo e sociale.

Da ultimo, il pesante aumento del costo di ge- stione del servizio, dovuto ai rincari energe- tici e alla ripresa di un’inflazione a due cifre, nonché al (giusto) rinnovo del CCNL FISM, ha accelerato tale pericolo e sta mettendo a dura prova la sostenibilità economico-ge- stionale delle nostre scuole di comunità, che hanno davanti a sé due alternative entrambe inaccettabili: aumentare ancora le rette alle famiglie (con il rischio di disincentivare la frequenza per i bambini in situazione di di- sagio socio-economico, che più ne avrebbero bisogno) o chiudere i bilanci in pesante disa- vanzo. Molte parrocchie si stanno già facendo carico di perdite significative e gli Ordinari

diocesani ne sono giustamente preoccupati. Una situazione critica che potrebbe tradursi in un’emergenza sociale se le nostre scuole non fossero più in grado di garantire un ser- vizio indispensabile per migliaia di famiglie, visto che le strutture statali in provincia pos- sono accogliere appena il 30% dei bambini. Tutto ciò tuttavia non deve essere motivo di scoraggiamento, ma piuttosto di una “nuova volontà di discernimento della volontà di Dio nella nostra storia e in occasione propizia di rinnovamento” (cfr. La scuola cattolica risor- sa educativa della Chiesa locale per la socie- tà, CEI, 11 luglio 2014). Tutte le componenti della nostra comunità educativa sono chia- mate a cercare di governare il cambiamento con consapevolezza e strumenti adeguati, ri- organizzando il tessuto delle scuole “tenendo in massima considerazione i due aspetti che determinano il senso della scuola cattolica e la sua sopravvivenza in un determinato territorio: la significatività della proposta formativa e la sostenibilità economico-gestionale” (cfr. Educare nel cambiamento, Consiglio Nazionale della Scuola Cattolica, 2018). L’obiettivo condiviso tra FISM provinciale e le Diocesi di Treviso e Vittorio Veneto è quello di salvaguardare la presenza ed il servizio del- la scuola dell’infanzia cattolica sul territorio quale valore pastorale sia sul versante educativo (rispetto ai bambini) sia sociale (rispetto alle famiglie), preservando per quanto possibile la capillarità delle strutture, che nelle comunità più periferiche rappresentano spesso un presidio e l’ultimo avamposto educativo. La FISM ha elaborato uno schema di Protocollo per la sostenibilità delle scuole, già visionato dalle due Diocesi e che sarà condiviso nella prossima Assemblea anche con i gestori associati, con la finalità di portare avanti il dialogo già avviato con gli Ordinari diocesani per individuare forme, strumenti e piste di lavoro comuni per sostenere ed accompagna- re le scuole in questa fase così impegnativa. Il Protocollo mira a gradare l’intervento sulle scuole più fragili e a fornire risposte ade- guate a bisogni definiti secondo una gamma di soluzioni che ne scongiurino la chiusura (fusione di scuole viciniori, associazione di scuole coinvolte nelle medesime collaborazioni pastorali, condivisione di determinati servizi tra scuole, costituzione di fondazioni che riuniscano più enti gestori, creazione di un soggetto giuridico partecipato dalle Diocesi e FISM Treviso cui possa essere trasferita la gestione della scuola in grave crisi garantendone l’ispirazione cristiana, ecc.), preveden- do la costituzione di un Tavolo permanente di confronto e condivisione delle scelte più importanti tra la FISM e le Diocesi, alla cui attuazione collabori anche la cooperativa Zeroseiepiù Servizi Amministrativi, ente strumentale costituito nel 1990 dalla Federazione di Treviso. Inoltre la presidenza di FISM ha aperto dallo scorso settembre un fitto dialogo con le Amministrazioni locali, chiedendo l’adeguamento all’attuale congiuntura economica delle Convenzioni comunali, che oggi prevedono contributi economici che coprono in media appena il 15% del costo del servizio. Siamo in ogni caso consapevoli che questo ve- ro e proprio “cambio d’epoca” richiede che sia lo Stato in primis ad affrontare lo squilibrio demografico in atto con il rafforzamento dei servizi per l’infanzia, che “devono poter migliorare le condizioni di benessere di bambini (…), ma sono anche indispensabili per armonizzare tempi di vita e di lavoro di chi si tro- va al centro della vita attiva” (cfr. Alessandro Rosina, “La qualità dei servizi mitiga lo squilibrio”, Sole 24 Ore del 18 luglio 2022). Chi governa il Paese deve comprendere l’urgenza di un investimento finalmente adeguato an- che a favore delle scuole dell’infanzia paritarie, per equiparare le condizioni di accesso per le famiglie a questo servizio pubblico fon- damentale. Mentre oggi a fronte di un costo medio ad alunno nella statale di 7.088,51 euro (Circolare Miur del 30.01.2023), le risorse erogate alle nostre scuole sono poco più di un decimo (700-800 euro pro-capite, appena il 20% del costo del servizio).

Per una regione come il Veneto, l’unica in Italia in cui il 65% dei bambini frequenta scuole dell’infanzia paritarie, significa che lo Stato non può continuare a “risparmiare” oltre 400milioni di euro l’anno a spese della maggioranza delle famiglie che, per iscrivere i propri figli alla scuola dell’infanzia, devono pagare rette più che doppie rispetto a quelle che accedono alla scuola statale. Una disuguaglianza che stride con gli artt. 2, 3, 33 e 118 della Costituzione.

Alleanza genitori e nonni, incontri a Conegliano e Quinto di Treviso Per crescere un bambino ci vuole un intero villaggio, recita un antico proverbio africano.

Rassegna stampa del 15.04.24

Il valore del servizio educativo svolto dalle scuole dell’infanzia paritarie nel capoluogo di Treviso è stato al centro del tour in due scuole trevigiane della