Scuole dell’infanzia, allarme Fism: “Non possiamo far ricadere gli aumenti energetici sulle rette”

Il ministro della Pubblica istruzione, Patrizio Bianchi, arriva all’Asilosanvito di Valdobbiadene e  ha modo di rendersi ben conto di quali pericoli incombano sulle realtà paritarie “zero-sei”

Il ministro della Pubblica istruzione, Patrizio Bianchi, arriva all’Asilosanvito di Valdobbiadene, una delle sei scuole paritarie del comune e, trovando ad accoglierlo un gruppo di bambini vestiti da vichinghi, gioca con loro. Ma, pochi minuti dopo, in sala mensa ha modo di rendersi ben conto di quali pericoli incombano sulle realtà scolastiche che lui preferisce chiamare “comunitarie”. Un quarto delle oltre 200 scuole paritarie dell’infanzia della provincia di Treviso sono in difficoltà – gli spiega la presidente della Fism Simonetta Rubinato – e potrebbero rischiare di chiudere per i diversi aumenti, dall’energia ai costi alimentari, a quelli del doveroso rinnovo contrattuale. 20 euro ad alunno solo di caro bollette; 60 di aumento complessivo. Annuiscono gli altri presenti, tra cui l’assessora regionale Elena Donazzan e il presidente regionale Fism, Stefano Cecchin. “Le maggiori difficoltà – spiega Rubinato – le riscontriamo in quelle scuole che ricevono minori contributi dai Comuni, intorno ai 200 euro ogni 10 mesi. E’ vero che alcuni Comuni arrivano fino a mille ero di contributo per ogni bimbo, ma sono una minoranza. E, purtroppo, anche lo Stato fa la sua parte in negativo: solo 700 euro di contributo l’anno alle paritarie contro un costo a bambino di 6.873 euro l’anno in una propria scuola. Le scuole associate alla Fism sono oltre 900 in Veneto, 200 in provincia di Treviso. Come non bastassero le difficoltà del presente – costi energetici, alimentari, del personale -, ecco addirittura una grave «discriminazione». Ancora a luglio le ho inviato questa lettera – così Rubinato a Bianchi – nella quale denunciavo la discriminazione subita dai 13.300 bambini che frequentano le scuole dell’infanzia paritarie che sono state escluse dal recente bando fondi Pon per ambienti didattici innovativi. So che lei è ormai al termine del suo incarico, ma veda se in queste settimane può fare ancora qualcosa”. Il ministro ha risposto augurandosi anzitutto che dopo le elezioni si componga “un Governo in tempi rapidi” e che dettaglierà ogni dossier a chi gli succederà. Non solo. “Mi impegno a verificare in Europa la possibilità di reperire ulteriori risorse da poter destinare a un nuovo bando Pon per sanare la discriminazione denunciata”.

Al centro del colloquio tra Cecchin, Rubinato e il ministro, anche le gravi ricadute degli aumenti dei costi energetici sui bilanci delle materne paritarie. Col rischio di un aumento delle rette, per le famiglie, di 40 euro il mese, 400 l’anno. Un tema che il ministro si è impegnato a sottoporre al premier Draghi in vista del prossimo decreto Aiuti già annunciato.

“E’ assolutamente necessario che il Governo intervenga in favore delle famiglie di questi bambini e che l’intervento sia puntuale, celere e consistente per non essere costretti a scaricare sui genitori i maggiori costi energetici – ha spiegato Cecchin -. Con la nostra proposta chiediamo che venga estesa anche al nostro settore la possibilità di accedere a un credito d’imposta biennale, per il 2022 e il 2023, uguale a quello offerto alle aziende energivore, per scontare i maggiori costi legati alle bollette con un credito sui contributi dei lavoratori. Temiamo però che le misure arrivino in ritardo”.

In provincia di Treviso e nel Veneto si attende la risposta del Governo. “Di fronte ad aumenti del 110% sul prezzo del gas e del 140% su quello dell’elettricità, in assenza di aiuti seri, saremo costretti a portare le nostre bollette ai sindaci e a riconsegnare le chiavi ai prefetti – conclude Cecchin -. Perché non possiamo far ricadere sulle rette, dunque sulle famiglie, il costo delle bollette, non ci sembra corretto”.

Circa mille le scuole dell’infanzia in Veneto (3-6 anni) e 500 servizi educativi (0-3 anni) su 9.000 nazionali. Nel 50% dei comuni esistono solo le scuole paritarie. 76 mila 3-6 anni ossia il 64% dei bambini veneti, 27 mila 0-3 anni accolti in sezioni primavera, asili nido e nidi integrati.  6 mila dipendenti a cui si aggiungono circa 3 mila volontari. Il costo (sottostimato) per bambino nelle materne statali è di 5.800 euro l’anno; per 76 mila bambini è pari a 440 milioni l’anno. E’, invece, di 320 milioni l’anno il contributo che lo Stato dedica a 500.000 bambini delle scuole paritarie dell’infanzia italiane degli enti locali e Fism.

Fonte: www.lavitadelpopolo.it

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